| Anch'io, come norge, ho realizzato la gravità della situazione l'8 marzo, anzi per l'esattezza sabato 7, giorno in cui è uscita la famosa bozza del decreto sulla chiusura della Lombardia e di 11 province tra Emilia e Veneto, che poi, nel definitivo, sono diventate 14. Domenica 8 sarei dovuto partire per la settimana bianca al Tonale, prenotata a dicembre dopo le solite lunghe e controverse discussioni in famiglia e al lavoro per far incastrare le ferie mie e di mia moglie. Non sono di quelli che aspirano ad "una vita in vacanza", e nemmeno di quelli che in fondo all'anno sono in debito di ferie... ad oggi ho circa 2 mesi di ferie arretrate da scontare... Cerco di concentrarle in una settimana in estate ed una in inverno perchè alla fine per noi questa è la migliore opzione e quella che ci permette di sentire la vacanza come un momento veramente speciale dell'anno e che interrompe l'incedere monotono e routinario del tempo. Ma vista la situazione di oggi... ben venga la routine! Insomma, sabato 7 marzo avevo la macchina pronta, pulita e carica di sci e bagagli per partire. Appresa con incredulità e delusione la notizia della bozza, ci guardiamo negli occhi, comprendiamo la gravità del momento e, nonostante i pianti del bimbo, decidiamo che non è assolutamente il caso di partire, anche a rischio di perdere la cospicua caparra già versata. Poi fortunatamente l'albergo ci comunicherà che la tiene buona per un prossimo soggiorno (sperando che un giorno ci sarà questa opportunità...). L'indomani apprendiamo che al Tonale i 3/4 degli impianti sono stati chiusi e, di lì a qualche giorno (per l'esattezza dal mercoledì 11), avrebbero chiuso tutti gli impianti in Trentino. E poi, a seguire, l'escalation dell'emergenza. Mentre noi, credo responsabilmente, rinunciavamo ad una partenza da tempo programmata ed agognata, quello stesso week end, in quelle stesse ore, decine di migliaia di italiani, credo irresponsabilmente, riempivano in fretta e furia le valige e improvvisavano una partenza verso le amene zone di origine o di vacanza, rischiando di espandere l'epidemia in tutto il paese. Quella settimana siamo rimasti a casa, uscendo il minimo indispensabile per fare la spesa o per qualche sporadica passeggiata a piedi. Oggi sto lavorando da casa mentre mia moglie che è medico è tornata "in trincea", con tutti i rischi che questo lavoro oggi comporta. Sono d'accordo che nonostante tutto e sebbene si possa sempre fare meglio (soprattutto a posteriori...), il governo, di concerto con tutte le altre istituzioni, abbia fatto e stia facendo quello che va fatto e sia di esempio a tutti quegli Stati che un pò incoscientemente, hanno preso sotto gamba il problema e che ora piano piano stanno incanalandosi nei binari tracciati dall'Italia. Una volta tanto, anche di fronte a paesi cosiddetti seri ed organizzati come la Germania, ci siamo comportati in modo esemplare. Penso che ci sia ancora tanto da fare, non solo per quel che riguarda l'emergenza sanitaria, ma anche per le conseguenze che essa sta generando sul piano socio-economico. Sto pensando alla distribuzione degli aiuti e del cibo per tutti coloro che rimanendo fermi in casa hanno finito o finiranno presto le risorse per tirare avanti. Credo che qui sia necessario un ulteriore sacrificio da parte di tutti gli italiani che stanno bene nel dare un aiuto a chi si troverà in difficoltà, ma ce la faremo!
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