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Accordi Disaccordi - Swing Avenue (2015)

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view post Posted on 20/6/2015, 12:02
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“Swing Avenue” per chi già conosce Accordi Disaccordi è il disco che ti aspetti, ma che incredibilmente riesce a sorprenderti. Questa opera è la conferma della bontà del progetto artistico del duo torinese la cui prima espressione era racchiusa in “Bouncing Vibes”, ma sorprende per la accresciuta maturità della proposta artistica che in soli due anni traccia un solco profondo con il passato dando vita ad un percorso artistico che si arricchisce di suoni, atmosfere e colori.

accordidisaccordi_swingavenue

Chi ama il cinema avrà intuito che il nome del duo torinese omaggia la settima arte, che è spesso presente a vario titolo nella loro musica. Alessandro Di Virgilio (chitarra solista) e Dario Berlucchi (chitarra ritmica) hanno saputo dare concretezza ad una loro visione i cui suoni originano dalla commistione di differenti generi (jazz, manouche, swing ...) sapientemente arrangiati. Pur essendo giovane il duo, a cui si aggregano di volta in volta altri musicisti,vanta due trionfali tour in Russia e diverse apparizioni nei teatri europei. Questa estate due gli appuntamenti italiani di rilievo: il Jazz Festival di Torino e l''Umbria Jazz Festival dove saranno il gruppo di apertura dei concerti di Harbie Hancock, Chick Corea, Stefano Bollani, Incognito, Cassandra Wilson, Subsonica, Paolo Conte e altri ancora. Qui potete vedere il loro sito: http://accordidisaccordi.com

L'uscita del disco è stata anticipata dal singolo “Spaghetti killer” lanciato in rete con un divertente video

Video

Il brano, firmato da Alessandro Di Virgilio, è un travolgente mix di suoni capaci di evocare l'America dei gangster a suon di chitarra gipsy in cui non mancano richiami blues e jazz. Divertente, ironico ed istrionico questo brano vi trascina subito in un vortice di sonorità che dalle orecchie fluiscono direttamente alle gambe che vorrebbero scatenarsi in un vorticoso ballo. Scelte mai banali quelle di Accordi Disaccordi che aprono il disco con “I'll See You in My Dreams" un brano, molto popolare, del 1924 di Isham Jones, rivisitata e arrangiata in modo del tutto originale. Accordi Disaccordi è un vero marchio di fabbrica, ascoltando le loro cover non proverete la noia del già sentito, ma neppure quell'estraneità che spesso rende l'ascolto difficile ai meno preparati musicalmente. Non ci troviamo mai davanti a un esercizio di bella copia e di virtuosismo (pur presente), ma piuttosto percepiamo l'impegno di una ricerca che affonda le radici nel gusto ehttp://accordidisaccordi.com/assets/images/accordidisaccordi_swingavenue.jpg nella cultura italiana. Un emozionante “Waltz for Django” del grande Antonio Forcione,rinasce a nuova vita dalledita di Alessandro di Virgilio avvicinandolo al gusto di Django e omaggiando al contempo il suo autore. Affrontare Elena's Bossa diGonzalo Bergara, uno dei più grandi chitarristi manouche viventi, non scoraggia i due chitarristi che abilmente non copiano, ma reinventano senza stravolgere. Rimane un po' il rammarico, vista la la loro indiscussa bravura, di non poter sapere cosa ne sarebbe potuto scaturire se solo avessero osato un po' di più. Anche a “Dinette” dell'immenso Django Reinhardt Accordi Disaccordi si accostano con grande rispetto e la ripropongono, come nella versione originale, con l'ausilio del clarino, qui suonato dalla special guest Giacomo Smith, ottimo musicista inglese. Il Sudamerica torna a far capolino nel brano autografo di Alessandro Di Virgilio “Tangology”. Sonorità da brivido grazie anche al tappeto musicale offerto dal malinconico violoncello suonato dal bravo Luca Curcio che nel disco è stato impegnato anche al basso, strumento a cui si è alternato con l'altrettanto brava Isabella Rizzo.Un brano ricco dipathos, in cui l'artista ha saputo far transitare i sentimenti dall'anima direttamente allo strumento. Gradito l'omaggio ad un grande torinese , Fred Buscaglione, a cui sicuramente sarebbe piaciuto questo arrangiamento di “Buonasera signorina” capace di restituire quella allegra e romantica sfrontatezza che ne caratterizzava il testo. Ritroviamo Django nel brano “Hungaria”, una rivisitazione piacevole condotta con buona maestria da Alessandro di Virgilio, che, apparentemente, affronta con disinvoltura e qualche invenzione la grande difficoltà tecnica di questa esecuzione. Altra perla del disco è la rivisitazione de “La valse d'Amélie” che ci restituisce, a mio giudizio, un brano ancor più emozionante della versione originale. L'arrangiamento di questo brano ci da la misura delle potenzialità del duo sopratutto se pensiamo che il brano è stato reinventato per la chitarra manouche, strumento apparentemente lontanissimo dal genere. L'apertura ancora una volta è affidata al suono struggente del violoncello a cui si sovrappongono gli armonici della chitarra rendendo l'atmosfera così rarefatta da farla apparire irreale. Poi, improvvisamente, si volta pagina, il suono si fa concreto e deciso e la chitarra manouche si trasforma prima in chitarra jazz poi in chitarra acustica tradizionale, con risultati sorprendenti. Il ritorno alle atmosfere iniziali chiude il brano lasciandoci una sensazione di beata leggerezza. In “Out of nowhere” troviamo una special guest di grandissimo spessore musicale, Emanuele Cisi al sax, non ce molto di più da aggiungere, se non consigliarne caldamente l'ascolto, 4,06 minuti di goduria . Segue un gradevolissimo e gustosissimo “Lullaby of Birdland” che non sai se ascoltare o ballare, meglio, essendone capaci, lasciarsi andare ad ambedue le cose. L'abbiamo detto, scelte decise quelle di Accordi Disaccordi, che non esitano ad affrontare il tema di “Dead Man” che è sì scritto per chitarra, ma non certo per chitarra manouche. Originalità e grande bellezza sono restituiti a piene mani, pur nel rispetto del brano'originale. Nuove e sorprendenti sonorità, lontanissime dai suoni distorti della colonna sonora, non meno incisive non mancheranno di lasciarvi estasiati. “How high the moon” molti la ricorderanno cantata da Ella Fitzgerald, Accordi Disaccordi ci propongono una prima parte molto melodica che vira, laddove l'immensa cantante proponeva i suoi vocalizzi, in un frenetico ritmo gipsy che raccoglie il testimone di quelle incredibili evoluzioni canore. Mentre Woody Allen apriva il suo film “Midnight in Paris” con “Si tu vois ma mère” Accordi e disaccordi chiudono la loro seconda fatica con questo brano chiamando nuovamente l'ottimo Giacomo Smith in supporto al clarinetto.

Un disco in cui ogni brano riserva qualche sorpresa, alcune sono più nascoste, altre come vi ho detto non possono non sorprenderci piacevolmente. Momenti di grande intensità si alternano a momenti di maggiore leggerezza, ma sempre supportati da una grande maestria esecutiva.


La qualità del suono è medio alta, certamente migliore di quella offerta dai dischi di molte major. Il suono viene restituito con una buona presenza e sufficiente naturalezza. Certamente gli organici ridotti e la presenza di soli strumenti acustici aiuta, ma chi conosce il suono delle chitarre manouche sa che non è facile restituirne la giusta personalità.


Infine, e non è cosa da poco, il disco viene venduto all'incredibile prezzo di 10 euro che, considerata la qualità globale del progetto, è veramente ben poca cosa.
Il mio consiglio? Non perdetelo!
 
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view post Posted on 21/6/2015, 21:25
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Appena riesco a avere un po di tempo e lucidità mentale Maurì, intendo leggere bene questa tua discussione, e sentire il duo. per gustare le cose buone ci vuole concentrazione... ^_^
Saluti
Claudio
 
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view post Posted on 22/6/2015, 18:59
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Assolutamente, anche se la leggerezza è elemento pregnante della loro musica che si fa ascoltare comunque. Si possono ascoltare gratuitamente su Spotify:

https://play.spotify.com/album/2Yivds0Ne69...utm_medium=open
 
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px200cambio
view post Posted on 23/6/2015, 22:32




Ho ascoltato con piacere il brano dei tre musicisti proposti alla nostra attenzione, e ho contemporaneamente leggiucchiato il tuo testo. Di questo, ovviamente (ovviamente per colpa mia :D ), non ci ho capito granché; di quello, ho potuto constatare che il solista suona assai bene la sua chitarra manouche (?), e che le atmosfere evocate che tu hai elencato sono "facilmente" riconducibili ai loro modelli originali. Riascolterò il brano, magari senza distrarmi con la lettura del testo.

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view post Posted on 24/6/2015, 22:11
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Beh, la musica va ascoltata ancor prima che letta, anche se in alcuni casi una buona lettura può essere propedeutica alla fruizione dell'opera.
 
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px200cambio
view post Posted on 24/6/2015, 22:33




Non solo per la musica, direi, ma per l'arte in genere. Ma se l'arte, un certo genere d'arte, non piace, la lettura finisce per guastarla. Se invece piace, il più è fatto e ragionarci sopra ne esalta il godimento.
Che poi, è ciò che hai già detto.

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view post Posted on 25/6/2015, 08:59
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Letto e ascoltato.
Sono musicista da sempre, sassofonista e chitarrista elettrico.
Forse per chi ascolta e basta, oltre a quello detto da Easy, sfugge quanto studio, dedizione, ascolto, prove e controprove, ci vogliano per arrivare ad un così alto livello.
Ottimo lavoro, peccato che venga apprezzato veramente da poche persone, in Italia l'ignoranza musicale è ormai dilagante specialmente tra i giovani.
I quali tra l'altro pensano che il DJ "suoni", e questi signori qua allora cosa fanno?
lascio a voi le risposte...
 
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view post Posted on 25/6/2015, 22:28
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Infatti, si tratta di veri professionisti, che lavorano duramente e con grande umiltà. Qui godono di una buona notorietà e non è difficile incontrarli in giro per la città o a mostre e musei dove spesso sono chiamati ad esibirsi. Ogni volta che ho assistito ad una loro esibizione ho visto il pubblico in visibilio, perché dal vivo sono veramente coinvolgenti. Si stanno facendo strada, come dimostra il fatto di essere stati scelti per aprire tutti i concerti di "grido" dell'Umbria Jazz Festival, dove sarà comunque possibile ascoltarli anche per strada.
 
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view post Posted on 30/6/2015, 19:12
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La padronanza appena "decente" di un qualsiasi strumento musicale esige certamente il genio, la bravura ... aiutata da grandissime quantità :D di studio, quindi di esercizio e sacrificio!

Io ho un po', poco, studiato pianoforte da ragazzo (cooptato forzatamente da mia madre :blink: ) , poi mollato per la troppa fatica che facevo e i nulli risultati che ottenevo e quindi ho un'idea della fatica che ci vuole per suonare bene, e lo vedo con mio figlio minore Roberto che studia pianoforte su sua richiesta ma viene "rimbalzato (giustamente)" dal suo severo professore se i pezzi che dovrà portare all'esame per il conservatorio non sono perfetti!
 
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view post Posted on 30/6/2015, 22:16
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La musica, come ogni altro studio, esige fatica, che però da sola non basta, poi ci va quell'estro che purtroppo non si può imparare in nessuna scuola.
 
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view post Posted on 1/7/2015, 11:03
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Io boss :) metterei avanti l'impegno e poi il genio, l'estro ...
Il professore di Roberto dice sempre che col genio si arriva ad un certo punto, (mediocre secondo lui che è stato un concertista a 17 anni, ora ne ha 50, e poi passa la sua vita ad insegnare musica alle scuole e ai suoi alunni "privati") e poi è questione di impegno.

Quello che io posso dire è che il genio, l'estro per "una certa cosa" che sia musica, sport, eccetera ci fa sopportare meglio la grande fatica che bisogna fare per ottenere in questa "cosa" dei buoni risultati.
 
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view post Posted on 1/7/2015, 14:53
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Ed anche la passione, che è il catalizzatore della miscela di impegno e creatività
 
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view post Posted on 1/7/2015, 15:08
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Si, passione <=> genio <=> estro, usati (da me) come sinonimi.
 
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view post Posted on 2/7/2015, 20:05
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La passione è cosa ben differente dall'estro. La passione per la musica in me è viscerale, ma l'estro sta a zero ed infatti suono come un cane! :D
 
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view post Posted on 2/7/2015, 21:01
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:) Personalmente ho (poco) estro per quello per cui ho passione (anche questa non travolgente)...

Cioè mi impegno, si fa per dire :D, in quello che mi riesce non da schifo, da cui la mia opinione che "alla fine" una grande passione si applica in una qualcosa che non ci fa schifo e la fatica che ci vuole per raggiungere un qualche buon risultato è resa "accettabile" dalla passione.

Poi non tutti abbiamo gli stessi talenti ovviamente, e neppure in stesso numero.

Parlando di musica (classica) senza dubbio il violinista Salvatore Accardo ha immenso estro, cioè talento, grandissima passione e la somma delle due cose (presumo) gli rende (relativamente) lieve la grande fatica che deve fare per suonare così.

Ma talenti simili sono rarissimi...
 
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14 replies since 20/6/2015, 12:02   164 views
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