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| Le macchine erano cinque, ma la mia - per sua fortuna - č stata subito retrocessa a macchina da bar. Mia moglie, perplessa all'inizio, si č - a mano a mano che Carmine faceva volteggiare la sua povera Sedici su quei tratturi sgangherati, che salivano salivano ma non portavano mai da nessuna parte -alla fine divertita, ma parlando al telefono coi figli ha detto che se fossimo andati con la nostra l'avremmo certo rottamata. Finita la prima tortura, tutto č tornato in sesto con l'ottimo pranzo, e io giā pregustavo una qualche siesta da qualche parte. Invece, il Condottiero ha deciso di accelerare la nostra e la sua digestione guidandoci fino a Lucca, da dove Franco/rano, Primo/suo compagno, Massimo/evomax e Claudio/suo compagno sarebbero poi partiti per Ravenna e Torino. Niente di che quindi, se non fosse che il nostro Duce ci ha portati si' a Lucca, ma valicando qualche dozzina di passi apuani sui 1000 m, in mezzo a sballottamenti e pericoli di ogni genere. A me venivano in mente gli accorati e ripetuti avvisi di Claudio sulla perniciositā delle scelte di Carmine, confortandomi il pensiero che se potevo non salvare la pelle, tenevo almeno al sicuro il mezzo per tornare a casa. Debbo dire che da alcune foto di precedenti raduni, ho visto situazioni piu' disperate delle nostre di oggi. Come che sia, mi č ancora rimasta una coazione a ripetere il saltellare assai simile a quella di avvitare dello Charlot di Tempi Moderni.
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