| Causa parecchie coincidenze esistenziali della mia vita, ho la via Appia sempre accanto, anzi sotto (i piedi) di me. E' la strada consolare più importante e antica che costruirono i romani, collegava Roma a Brindisi attraversando la Campania e passando per Taranto e dunque all'oriente. Il censore Appio Claudio la concepì e iniziò a farla costruire verso la fine del IV secolo A.C. Perché ho parlato di" coincidenze esistenziali"? Perché sono nato e vissuto in gioventù a Formia nel Lazio accanto ad essa, e quando sono venuto a Roma dove ho abitato e abito? sempre accanto a lei. la percorro tutti i giorni, lambendo la villa dei Quintili grandi personalità antiche troppo poco conosciute. Comunque non è tanto questo il fatto su cui volevo porre l'accento, voglio invece raccontare il viaggio di ritorno di domenica scorsa, nulla di particolare...ma forse no. bene appunto domenica nel primo pomeriggio stavo tornando alla guida della 16 insieme a mia figlia la granda (si,la granda! che mi ha fatto ripetutamente sentire i Negramaro visto che la prossima settimava va al loro concerto ) verso Roma dopo essere stato, anzi stati, da mia madre a Formia. Il tempo volgeva al brutto e allora invece della solita strada, la Flacca-Pontina, ho deciso di percorrere la via Appia per evitare il traffico di coloro che di corsa sarebbero certamente tornati dal mare. Quest'ultima passa più internamente e dopo aver superato Itri e Fondi, da Terracina in poi e quasi fino a Velletri è una coltellata: dritta e basta, questo tratto fu chiamato "la fettuccia" e negli anni venti e trenta dello scorso secolo, veniva utilizzato dallo automobilismo sportivo pioneristico molto di frequente. La sede stradale per lunghi tratti è ancora quella originaria (a parte l'asfalto, certo) dunque non molto larga. La larghezza della carreggiata (i romani la costruivano non superando mai i tre-quattro metri per permettere il passaggio nei due sensi dei carri militari), incroci a raso e terreni agricolo circostanti con annesso passaggio di trattori, la rendono piuttosto pericolosa, ma il tutto ha un fascino unico: filari di pini marittimi che si perdono all'orizzonte accompagnando silenti il viaggiatore, al loro fianco, lunghi canali gonfi d'acqua che ricordano le vecchie paludi pontine contrappuntano il percorso. Antichi ponti, fattorie, case rurali ricordo del ventennio si susseguono, e noi sempre con il volante dritto stando attenti a non distrarci troppo, eravamo là, a percorrere la strada di Cicerone, di Mario e Silla, della tragica morte di Spartaco e dei suoi gladiatori, che pure Annibale, a tratti calpestò; qui passò Cialdini (il massacratore delli briganti) con i piemontesi per conquistare Gaeta (la loro base operativa era proprio a Formia che allora si chiamava Mola di Gaeta) e per ultimi i nazisti e angloamericani che da Sud, dopo duemila anni percorsero con i loro eserciti. Questo fummo e se vogliamo, siamo ancora, non dimentichiamolo. Saluti Claudio
Edited by ClaudioN - 11/7/2013, 09:35
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