| Dopo aver parlato di musica liquida capace di garantirci una flessibilità senza precedenti andiamo agli antipodi parlando di musica analogica, al vecchio, caro e ben suonante LP (che goduria poter riscrivere questo acronimo). Negli anni '80 ci fu la rivoluzione digitale, improvvisamente quella superficie laccata nera (in alcuni casi colorata) passava di moda, ma sopratutto, ci dissero, era superata tecnicamente. Al suo posto ci hanno offerto un dischetto argentato ed iridescente, bellissimo da vedere, ma che sopratutto prometteva un ascolto più dettagliato e virtualmente infinito: il CD. Oggi sappiamo che le cose non stavano proprio in questo modo, che spesso le riproduzioni digitali sono piatte, prive di profondità e di scena musicale e che i CD non sono eterni, per quanto infinitamente meno delicati dei dischi in vinile. Da tempo gli audiofili stanno riscoprendo il suono analogico, che continua a rimanere insuperato dal punto di vista della fedeltà, ma la cui riproduzione richiede investimenti importanti. Anche i supporti sono piuttosto cari infatti per avere il meglio dal suono analogico sono stati prodotti dischi da 180 g che sono più spessi e quindi dovrebbero essere meno soggetti a deformazioni e garantire una migliore planarità. Purtroppo investire tanti soldi ha solamente senso se si dispone di una catena audio adeguata, quindi di pre-phono, amplificatore e casse di livello piuttosto elevato, il che, in soldoni, significa molte migliaia di euro. Quindi l'analogico, cancellato con un colpo di spugna più di trent'anni fa, torna in auge, ma non è per tutti.
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