| E' domenica 10 di Luglio, finalmente si parte per percorrere la fantomatica via del sale! Carmine non sta più nella pelle (e in verità a noi sta un po sulle palle...). L'equipaggio è così composto : Carmine il bonzo cinghialotto di Morcone alla guida, Claudio il Vate al suo fianco che da navigatore (mi chiamano in Tom Tom di s. Giovanni) dietro Piero ciavatta e Sergio pentola di facioli. Si inizia subito a salire. La strada sinuosa si inerpica abbastanza dolcemente, l'intenso verde del panorama alpino, fa da sfondo all'ascesa dei quattro novelli sancho panza. Alcuni bivi potrebbero trarci in inganno, ma il lesto bonzo imbocca risolutamente quelli giusti. Incrociamo parecchi ciclisti. Non avrei immaginato di incontrarli a queste altezze e in percorsi così accidentati, sia gloria a loro! Dopo alcuni minuti arriviamo presso un casotto dove è posizionata la biglietteria d'ingresso al percorso. Paghiamo ad uno omino che pare alquanto rubizzo e ci inoltriamo finalmente sulla "via del sale". Siamo attorno ai 2000 metri, la strada è ancora abbastanza tranquilla e percorribile, una lama che separa il verde. Le magnifiche cattedrali alpine ci accolgono, il panorama ora è cambiato almeno parzialmente, gli alberi hanno lasciato il posto ad un verde ridondante e intenso costellato da quantità di macchie di fiori dai colori più vari: gialli, vermigli, bianchi, viola, rosa, rossi...pare la tavolozza di un pittore en plan air impressionista. Ci si ferma frequentemente a fotografare queste bellezze assolute. Mi rendo conto del perché questa strada sia così famosa. Descriverla non da il senso di quello che realmente sia. Bisogna percorrerla, viverla, assaporarla come stiamo facendo. L'impressione è di è, tutto attorno abbiamo ad un lavoro divino fatto con cura e di cui nulla pare sia stato lasciato al caso. Immaginifica presenza... Carmine è alla continua ricerca di caprioli che in tutta la giornata non troverà, gli faremo trovare un peluche dello stesso animale visto che iniziava ad andare in depressione. Proseguiamo; ora la strada è più stretta, i sobbalzi sono più frequenti ma Carmine (non scopro ora la sua grande abilità di guidatore) abilmente scarta sassi e buche. Dietro il Ciavatta e la pentola di facioli borbottano ad ogni scossone, ma non più di tanto. Ci muoviamo esattamente lungo i crinali che separano il confine francese da quello italiano, in un unico abbraccio di unica bellezza. Cominciamo ad incrociare auto che vengono nel senso opposto, ma la strada ancora ci permette di schivarle agevolmente. La roccia è quasi bianca, prevalentemente calcarea. Incontriamo molte curve a gomito dove l'attenzione deve essere totale: non si può sbagliare, non sappiamo cosa potremmo trovare dietro queste. facciamo sosta in una piccola radura alpina. Qui il paesaggio è diverso. Chiare rocce calcaree quasi lisce costellano il posto disegnando un panorama quasi lunare. Ora ci troviamo in Francia, lo capisco dai cartelli scritti in questa lingua. Poco distante un tizio compie strani gesti, guardo meglio e mi accorgo che ha una retina in mano e sta raccogliendo insetti, sarà un entomologo alla ricerca di qualche rara specie... Ora la pista diventa più stretta, impegnativa...proseguiamo...incrociamo sempre più auto e moto (l'accesso è limitato a 80 auto al giorno per fortuna)....cominciamo ad essere un po tesi. Guardo fuori dal finestrino, sotto di me, a pochi centimetri dalle ruote della 16 mi appare un profondissimo strapiombo, di parecchie centinaia di metri e senza lacuna protezione; dalla parte opposta una parete rocciosa viene sfiorata da Carmine. Non è consentito sbagliare! La bianca pista tagliata nella roccia si presenta sempre più sinuosa e intrigante. poco dopo una curva, ci si parano innanzi cinque jeep che vengono in senso contrario! non è possibile farle passare, non c'è spazio.... bisogna in fretta capire, decidere cosa fare. Per forza qualcuno dovrà fare marcia indietro fino a trovare lo spazio sufficiente per far passare le auto. Carmine decide che sarà lui ad andare a marcia indietro, mi sporgo e vedo sulla mia destra che la ruota è separata dal burrone (uno sprofondo in verità) da poche decine di centimetri. Non posso neppure scendere per aiutarlo a fare la marcia indietro, cadrei inesorabilmente giù... dalla parte opposta la parete rocciosa non permette quasi movimento. Cominciamo lentamente a indietreggiare, fossi stato io alla guida sarei ancora là! centimetro dopo centimetro... arretriamo.... sono teso....lo sguardo rivolto giù alla mia destra. Dentro l'abitacolo silenzio....dopo qualche minuto come dio vuole e come la mano carminesca determina, riusciamo ad arrivare in uno spazio che permette il passaggio delle auto. Grida di gioa si innalziamo al cielo, bruciamo incenso (poi sapremo che era un residuo dell'erba data dall'amico del figlio di Carmine a Sergio pentola di facioli) ad un piccolo altare pagano costruito a bella posta, li per lì. Decidiamo di fare un sacrificio umano per ringraziare gli dei dello scampato pericolo. Ma non troviamo volontari. Decidiamo allora che il prescelto sarà quello che sceglierà come al solito il bastoncino più corto. Barando riesco a prendere quello più lungo e la sorte pilotata decide che sarà Piero ciavatta a essere sacrificato. Carmine si avvia verso la 16 a prendere serracchi e coltelli che porta sempre con se. Ma il Piero comincia a fare storie dicendo che non può fare da vittima sacrificale, che si deve sposare il figlio, che deve vaccinare i cani..insomma un po di amenità per evitare il sacrificio divino. Si è fatto tardi, dobbiamo proseguire che Easy Maurizio ci sta aspettando in quel di Limone Piemonte. Decidiamo un po dispiaciuti di soprassedere e proseguiamo il viaggio. Ora la strada pur rimanendo stretta, è leggermente più percorribile e procediamo con maggiore tranquillità. Essendo questa zona di confine molti forti nel tempo vennero costruiti, ora fanno mostra di sé, abbandonati e scarnificati dal gelo invernale e dal caldo estivo, testimonianza di un mondo che non vorremmo , almeno nelle intenzioni, più vedere. Arriviamo nei pressi di Fort Central, qui parecchie persone si erano fermare per consumare un pic nic domenicale. Parecchie auto, moto e bici sono là parcheggiate. In quella che una volta fu la piazza d'armi del forte, diverse famiglie provviste di regolamentare tavolo, sedie e derrate varie(non manca il vino), allegramente pasteggiano. Facciamo un giro attorno, siamo oltre i 2000 metri ma la giornata è parecchio calda, il cielo limpidissimo. Bisogna stare con gli occhi semichiusi tanto è abbagliante la luce. Del forte sono rimaste alcune strutture scheletriche, vi vedono i muraglioni perimetrali fatti con mattoni pieni color ruggine e pietre prese in loco. Un profondo fossato attornia quella che un tempo era la sezione principale del forte. In basso si nota una strada che sale serpentina e sento da alcuni vicini essere chiamata "strada napoleonica". E' l'ora di pranzo, ci avviamo allora a incontrare Maurizio giù a Limone, scendiamo dunque verso il paese: noto i tanti impianti di risalita che portano alle piste da sci. I fianchi delle montagne mi fanno sempre strana impressione, quei tagli tra gli alberi che delimitano la presenza di piste da sci mi sono sempre sembrate ferite mal cicatrizzate. arriviamo presso uno chalet dove abbiamo appuntamento con Maurizio.
Saluti Claudio
Edited by ClaudioN - 19/7/2016, 14:16
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